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1954: Art Blakey - A Night At Birdland
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Dopo averlo visto nella puntata scorsa nel primo album prodotto dal suo sodalizio - che farà epoca - con Max Roach, ritroviamo Clifford Brown, questa volta con un altro batterista, Art Blakey, in A Night At Birdland, altro album che come quello con Roach sarà tra i più importanti dell'annata discografica del jazz nel '54. Brown e Blakey si trovano insieme in studio di incisione già nell'estate del '53, dunque diversi mesi prima dell'inizio della collaborazione di Brown con Roach, e A Night At Birdland viene registrato nel febbraio '54, mesi prima dell'album (agosto) con Roach, e anche l'uscita è precedente: A Night At Birdland viene pubblicato dalla Blue Note in tre album a 10 pollici usciti fra luglio e novembre, l'album con Roach uscirà in dicembre. Ma mentre Brown non rimase a lungo con Blakey, e questa fu la sua ultima registrazione con lui, l'associazione con Roach durò fino alla tragica scomparsa di Brown nel '56. La formazione di Blakey, con Lou Donaldson al sax tenore e Horace Silver al piano, formalmente non è ancora i Jazz Messengers, ma siamo all'alba dell'hard bop di cui Blakey e Silver saranno due figure trainanti: i tre 10 pollici di A Night At Birdland furono tra le uscite di maggiore successo dell'anno, e questo contribuì a dare impulso all'impresa che poi si sarebbe chiamata Jazz Messengers.
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1 Jazz Anthology di lunedì 17/03/2025 1:02:21
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"Jazz Anthology", programma storico di Radio Popolare, esplora la lunga evoluzione del jazz, dalla tradizione di New Orleans al bebop fino alle espressioni moderne. Il programma, con serie monografiche, valorizza la pluralità e la continuità del jazz, offrendo una visione approfondita di questo genere musicale spesso trascurato dai media. La sigla del programma è "Straight Life" di Art Pepper, tratto da "Art Pepper Meets The Rhythm Section" (1957).…
"Jazz Anthology", programma storico di Radio Popolare, esplora la lunga evoluzione del jazz, dalla tradizione di New Orleans al bebop fino alle espressioni moderne. Il programma, con serie monografiche, valorizza la pluralità e la continuità del jazz, offrendo una visione approfondita di questo genere musicale spesso trascurato dai media. La sigla del programma è "Straight Life" di Art Pepper, tratto da "Art Pepper Meets The Rhythm Section" (1957).…
Dopo avere negli ultimi anni pubblicato The Lost Berlin Tapes e Ella at the Hollywood Bowl, la Verve continua meritoriamente a sfornare importanti live inediti di Ella Fiztgerald. The Moment of Truth documenta un set della grande cantante alla Coliseum Arena di Oakland, in California, nel giugno del '67, in cui Ella è accompagnata da un trio e dalle tre sezioni di fiati - trombe, tromboni, ance - dell'orchestra di Duke Ellington, che allineano personaggi della statura di Cootie Williams, Lawrence Brown, Johnny Hodges, solo per citarne qualcuno. Nell'economia del set della Fitzgerald - in una serata in cui si esibiva lo stesso Ellington e il trio di Oscar Peterson - non c'è spazio per il protagonismo dell'orchestra e dei suoi eccezionali solisti, ma la big band offre ai brani una confezione estremamente elegante. La Fitzgerald è in forma smagliante, e l'inedito è di rilievo anche perché la cantante - in una fase in cui sta allargando e aggiornando il suo repertorio per rivolgersi ad un pubblico non solo di appassionati di jazz - interpreta alcuni brani da lei mai incisi in studio, e non documentati in altre sue esibizioni dal vivo: fra questo The Moment of Truth, da cui questo inedito ha preso il titolo, e Alfie, il grandissimo successo di Burt Bacharach.…
"Jazz Anthology", programma storico di Radio Popolare, esplora la lunga evoluzione del jazz, dalla tradizione di New Orleans al bebop fino alle espressioni moderne. Il programma, con serie monografiche, valorizza la pluralità e la continuità del jazz, offrendo una visione approfondita di questo genere musicale spesso trascurato dai media. La sigla del programma è "Straight Life" di Art Pepper, tratto da "Art Pepper Meets The Rhythm Section" (1957).…
Nato nel '44 a Lipsia, che nel dopoguerra sarebbe poi stata parte della Germania dell'Est, Joachim Kuhn studiò pianoforte classico e composizione, e il suo talento lo predisponeva ad una carriera di concertista. Ma influenzato dal fratello maggiore, il clarinettista Rolf Kuhn, cominciò ad interessarsi al jazz, a cui poi, non ancora diciottenne, si consacrò professionalmente. Nel '64, col suo trio fu un pioniere del free jazz nella Germania dell'Est, che poi nel '66 lasciò per la Germania occidentale. Nel '68 si trasferì a Parigi, poi nella seconda metà dei settanta in California, quindi negli ottanta di nuovo a Parigi, vivendo tante avventure musicali: da sessant'anni Kuhn è una delle maggiori figure europee sulla scena internazionale del jazz. Realizzato incidendo a più riprese nel corso del 2023 in solitudine nel suo studio ad Ibiza, alle soglie degli ottant'anni, che ha compiuto il 15 marzo 2024, échappée è - se ce ne fosse stato bisogno - la prova di una qualità pianistica non comune: non sono molti i pianisti - e non parliamo certo solo dell'Europa - capaci di oltre un'ora e mezzo di piano solo con questa personalità, libertà, densità, varietà di registri espressivi. Appena pubblicato, échappée è già di sicuro uno dei migliori dischi di jazz di questo 2025.…
"Jazz Anthology", programma storico di Radio Popolare, esplora la lunga evoluzione del jazz, dalla tradizione di New Orleans al bebop fino alle espressioni moderne. Il programma, con serie monografiche, valorizza la pluralità e la continuità del jazz, offrendo una visione approfondita di questo genere musicale spesso trascurato dai media. La sigla del programma è "Straight Life" di Art Pepper, tratto da "Art Pepper Meets The Rhythm Section" (1957).…
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Ospiti di Jazz Anthology, Daniele Cavallanti e Riccardi Luppi raccontano l'esperienza - che dura ormai da parecchi anni - del Milano Music Collective e illustrano gli appuntamenti con i vari progetti e le diverse incarnazioni del collettivo nei primi sei mesi del nuovo anno.
Nella nostra serie dedicata agli album che hanno caratterizzato l'annata discografica 1954 del jazz, uno dei primi album che abbiamo considerato è stato Louis Armstrong Plays W.C. Handy (la puntata la potete trovare in podcast). Armstrong era stato un artista con cui le case discografiche, fin dal principio degli anni cinquanta, avevano tempestivamente puntato sul nuovo formato dell'Lp. E se nel '54 la Columbia pubblica l'album dedicato a W.C. Handy, nello stesso anno la RCA Victor fa uscire Louis Armstrong Sings The Blues, una splendida compilation di brani registrati nel '33 e nel '46-47. Con l'album dedicato a W.C. Handy nel '54 Armstrong è un pioniere della formula degli album tematici che è consentita e che emerge col nuovo formato dell'Lp: e con Plays W.C. Handy Armstrong è il primo che dedica ad un protagonista della musica afroamericana un intero album. Nel '55 Armstrong bissa, con un Lp dedicato a Fats Faller: Armstrong storicizza così un momento fondamentale della sua carriera, la collaborazione con Waller, e richiama l'attenzione sul pianista - nel frattempo scomparso, a soli 39 anni, nel '43 - facendolo risaltare come il grande interprete di un'epoca e un genio della musica afroamericana.…
Una delle uscite discografiche più clamorose nell'ambito del jazz nel 2024 è Forces of Nature, il live inedito del '66 del quartetto di McCoy Tyner, pianoforte, e Joe Henderson, sax tenore, con Henry Grimes al contrabbasso e Jack DeJohnette alla batteria: uscito dall'archivio personale dell'unico ancora fra noi dei quattro grandi musicisti, Jack DeJohnette, è certamente uno degli inediti di jazz accolti con più entusiasmo degli ultimi anni. Nelle note di copertina, DeJohnette ricorda che quando il loro set fu registrato, il jazz attraversava un momento straordinario, molto creativo, con tanti musicisti che cercavano cose nuove, che avevano voglia di sperimentare, e che lo Slugs - non esattamente un locale da educande - era uno di quei posti dove chi aveva voglia di sviluppare delle idee si sentiva incoraggiato a farlo. E poteva allargarsi senza i limiti di durata dei pezzi registrati in una seduta di incisione: i brani sono quasi tutti piuttosto o molto estesi, e nella meraviglia complessiva di questo inedito, c'è anche quella di due brani di rispettivamente più di 26 e più di 28 minuti di musica effervescente e contagiosa.…
Antivigilia all'insegna del jazz natalizio. Nelle puntate di Jazz Anthology del periodo delle feste, un anno fa (vedi puntate del 25 dicembre 2023 e primo gennaio 2024) vi avevamo fra gli altri proposto brani dagli album natalizi di Peggy Lee e di Stan Kenton: da cui prendiamo per cominciare altri brani, che non c'era stato il tempo di ascoltare allora. Ma come clou della puntata ascoltiamo l'album natalizio, uscito alla fine del 2023, di Samara Joy, la giovane e straordinaria cantante di cui nella puntata del 18 novembre scorso abbiamo presentato il nuovo album Portrait: anche nel suo album natalizio - che nel titolo gioca sul suo nome: A Joyful Holiday - Samara Joy conferma di cercare di costruirsi un repertorio originale, e sceglie Warm in December, un brano lanciato nel '56 da Julie London e poi poco battuto; ma non teme con un classicissimo come The Christmas Song di confrontarsi con le interpretazioni fissate da pezzi da novanta come Nat King Cole, Mel Tormé, Frank Sinatra, Ella Fitzgerald.…
Il 12 dicembre è mancato, a 97 anni, Martial Solal, uno dei protagonisti più grandi e originali del jazz europeo, e dagli anni cinquanta uno dei più grandi pianisti del jazz certo non solo europeo. Gli rendiamo omaggio con qualche flash sulla sua carriera: Solal al festival di Cannes del '58 col suo trio, come accompagnatore di Dizzy Gillespie, e nel quintetto di Barney Wilen e Sacha Distel; nel '59 all'Olympia nel gruppo di Stan Getz; nel '60 con le musiche dei film Si le vent te fait peur, di Degelin, e dell'epocale A' bout de souffle di Godard; nel '99 nell'album in duo con un altro mostro sacro della scena francese, Michel Portal; e nel 2005 in solo, col suo cavallo di battaglia Bluesine, nell'album Solitude, inciso per l'etichetta italiana Cam Jazz.…
Dopo avere dedicato nella primavera scorsa una puntata ciascuno (le potete trovare in podcast) agli album del classico trittico realizzato a Parigi nell'estate del '69 da Archie Shepp - Yasmina, a black woman, Poem for Malcolm e Blasé - accogliamo con grande piacere la ristampa di un altro album di Shepp, Live at the Panafrican Festival, che cronologicamente li precede di pochissimo, e in qualche modo ne rappresenta la premessa. In una Algeria fresca di indipendenza, raggiunta dopo una dura lotta di liberazione nel '62, alla fine del luglio 1969 si svolge il Festival Panafricano di Algeri, il più importante evento culturale dell'Africa dell'era delle indipendenze dopo il festival Mondiale delle Arti Negre a Dakar nel '66. Oltre che numerosi militanti, intellettuali e artisti afroamericani, il festival di Algeri richiama parecchi esponenti del free jazz, fra cui Archie Shepp, figura perfetta per inserirsi nel clima torrido della manifestazione, dove le istanze rivoluzionarie sono all'ordine del giorno. Nell'incontro del sassofonista con musicisti tradizionali algerini e tuareg, l'idea - che percorre il free jazz - di ritorno all'Africa, alle radici, densa di orgoglio nero e di rifiuto dell'America razzista e capitalista, sembra trovare una concretizzazione. Oltre ad essere un documento di grande importanza per questi motivi, Live at the Panafrican Festival fotografa inoltre un episodio pionieristico - e tra i più storicamente e artisticamente significativi - di incontro del jazz con l'Africa, che precede quello di Ornette Coleman con i musicisti marocchini di Jajouka e quelli che avranno come protagonista Randy Weston.…
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